di Stefano Stefanel

Il 9 aprile scorso è uscito sul Corriere della sera in interessante articolo del giornalista Paolo Tomaselli dal titolo: “La riforma del calcio italiano e i giovani: così cambiano le scuole e gli allenamenti per i più piccoli.” Riporto di seguito alcune interessanti parti di quell’articolo: “Il modello tedesco (che imporrà l’obbligatorietà) vuole tornare al calcio da strada, l’Italia segue: mini partite, auto arbitraggio, porte più piccole, giochi di qualità. Così si vogliono valorizzare i talenti a discapito della tattica.”  “La riforma del calcio dei bambini più piccoli prevede mini partite (2 contro 2 o 3 contro 3), mini porte, l’assenza di arbitri e anche di campionati — per riprodurre più possibile l’antico «calcio di strada» — e diventerà obbligatoria dal 2024 dopo due anni di sperimentazione, coinvolgendo così cinquecentomila ragazzini e oltre diecimila club.” “La tendenza è ben presente in tutte le federazioni, compresa quella italiana, nel tentativo di salvare il pallone dall’eccesso di tattica, dalla ricerca esasperata della fisicità e dalla noia.” “Nel dubbio che qualcuno magari faccia di testa sua, i tedeschi l’hanno messo nero su bianco: il calcio di strada come regola.

Chi pratica judo sa che noi andiamo dalla parte opposta: judo giovanile il più simile possibile a quello adulto, molti arbitri, molti presidenti di giuria, tempi lunghi, palazzetti grandi, ripescaggi, care system, televisori, medico, ambulanza, barellieri. L’opposto del “judo di strada”, insomma, se vogliamo spostare l’attenzione dal calcio a noi. Per organizzare una gara di judo ci vuole molto lavoro, perché si deve fare tutto in grande visto che tutto costa molto e che quindi ci devono essere molti iscritti paganti. E così si mettono in piedi gare di bambini che sembrano gare di adulti. La concorrenza del calcio (non del curling o dello short track, che sono ancora più burocratizzati di noi) è pronta a rubarci nuovi atleti per farli giocare molto. Gare e partire ogni settimana: brevi, intense, libere.

Una delle scelte che ci rende molto orgogliosi è quella di prevedere l’ambulanza per ogni nostra gara, anche per quella dei bambini. L’ambulanza costa, bisogna prenotarla prima, bisogna darle tempi certi, bisogna fermare tutto se porta qualcuno all’ospedale. Nelle partire di calcio, pallacanestro, pallavolo ci sono bambini e ragazzi della stessa età e anche adulti nelle serie minori senza ambulanza. L’ambulanza ad una gara di bambini comunica due cose: serve burocrazia, ci si fa male. L’obiezione: ma se c’è un arresto cardiaco? Quello può esserci anche nel calcio o nella pallacanestro, da noi è possibile al massimo qualche frattura, come nello sci (dove la gente scia e, se si fa male, chiama l’ambulanza o l’elisoccorso, che non stanno a bordo pista).

E gli arbitri? Se ci sono gli arbitri è meglio ci sia anche il care system per evitare disastri e così via con altri costi, con esordienti cinture colorate anatomizzati dal video su azioni tecnicamente impresentabili. Tutto questo ci rende al tempo stesso più orgogliosi e più poveri, ma il “calcio di strada” diventerà un ennesimo forte concorrente del judo del care system, dove per fare judo bisogna sempre avere alle spalle una grande organizzazione e per fare calcio basta un pallone e uno spazio.

La strada da percorrere sarebbe quella della sburocratizzazione e dello spontaneismo, con judo per piccoli gruppi ufficiali e non per grandi assembramenti che richiedono tanti soldi, tanta burocrazia, tempi infiniti, trasferte lunghe. Bisogna diminuire l’apparato e soprattutto smetterla di vivere uno sport in cui all’inizio arrivi sempre primo o secondo o terzo e dopo un po’ sempre 17°, 33°, 65°, così pensi che la cosa più logica sia smettere. Ci sono le vie mediane: chi è più debole deve perdere, chi non sa giocare a calcio subisce i gol: è normale. Non è normale vincere se si è deboli, non è normale perdere se si è forti. Ci vogliono gare per tutti, su livelli diversi: quando dico questa ovvietà spuntano sempre nuove gare nazionali con 60 finalisti per categoria, quasi che la dimensione locale debba essere tutta lasciata alla Slovenia. Certamente per fare attività ruspante e veloce anche giovanile la Slovenia (per chi abita in Friuli) va benissimo, per fare il “judo di strada” invece ci vuole molta organizzazione e molta sburocratizzazione, far circolare il judo, non chiuderlo in spazi e tempi ristretti. Il calcio agisce per contemporaneità e quindi gioca migliaia di partite di ogni livello nello stesso momento, noi blocchiamo tutto il mondo judoistico per una finale esordienti e quindi ci condanniamo ad un gigantismo costoso e noioso.