Perché?

Una delle cose più inquietanti per chi vive da non professionista lo sport e che alcune parti di questo siano governate da soggetti che dello sport non hanno alcuna esperienza e conoscenza. Stiamo tutti vedendo lo stroardinario comportamento della nostra Nazionale impegnata con ottimi risultati nelle gare internazionali: la direzione tecnica e la commissione giovanile stanno facendo un lavoro encomiabile e dunque i risultati stanno venendo. Tutto questo nulla dice sulle Olimpiadi, dove le variabili sono troppe per essere tutte controllate, ma certamente i risultati di questo periodo mostrano una bella tenuta del judo italiano.

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Però chi vive quotidianamente il judo e frequenta le gare e le attività sportive non può non notare un ingigantirsi di una burocrazia che obbliga società ed atleti a costi sempre più alti restituendo ben poco. La questione della Ranking List 2019 sta nella burocrazia e solo lì. La vecchia Ranking List era forse un po’ ingenua e andava rivista (nell’ultimo periodo del mio mandato da Consigliere ho cercato di farlo, ma non c’è stato verso), ma era popolare e alla portata di tutti. Qualunque atleta o tecnico poteva contare i punti fatti a fine gara e sommarli a quelli che aveva prima. L’attuale Ranking List, al di là delle difficoltà di partenza che saranno presto risolte mostra invece una difficoltà di lettura e comprensione, con punteggi conteggiati due volte (quelli del 2018) e una prospettiva di difficile lettura. La Ranking List serve anche ad atleti e tecnici per misurare una propria crescita, fare strategie, sapere con largo anticipo quando si è qualificati di diritto. Se la Ranking List esce il lunedì e io il mercoledì devo iscrivermi alle qualificazioni quando posso fare ricorso se i punti che mi vengono assegnati non sono quelli che ho contato io? La commistione di gare internazionali e gare regionali, valutate quasi allo stesso modo, sembra quasi una maionese di punteggi in cui non c’è interesse a far comprendere all’atleta la sua crescita, ma solo ad assemblare risultati molto diverse e poi succeda quello che deve succedere. Una Ranking List nazionale deve essere una cosa semplice che aiuta atleti, gare e tecnici a crescere, non un sistema di conteggio difficile e coplicato. Quando qualcosa è troppo complicata questa finisce in mano ai burocrati.

Andiamo alle gare locali, ai trofei, alle gare dei ragazzini. In questi tempi sembra che le gare si facciano per ufficiali di gara e ambulanze e che gli atleti siano un contorno che fa ritardare i tempi. Il sistema Sportdata può andare bene, ma nelle finali nazionali ha velocizzato i tempi di inizio della gara, nelle gare locali e nei Trofei ha dilatato i tempi di attesa prima dell’avvio della gara. Inoltre il numero di documenti da portare in gara, le tempistiche di iscrizioni e pesi, la necessità per alcune gare del Gran Prix di partire venerdì mattina rientrare il lunedì dopo la gara dicono che la burocrazia costa, soprattutto se a pagarla sono i dilettanti, Io ritengo che le strutture informatiche debbano velocizzare, perché se con la carta si fa più in fretta è meglio la carta. Io non conosco un altro sport con il numero di ufficiali di gara necessari a far svolgere una gara di judo.

Inoltre se tutti gli sport richiedessero l’ambulanza obbligatoria o le due ambulanze non si farebbero più gare sportive perché tra calcio, basket, pallavolo, ecc. finirebbero tutte in breve tempo. Questo vuol dire che il judo è uno sport più pericoloso di altri? Direi che non è un gran bel messaggio. E’ evidente che un grande evento deve avere grande burocrazia, grande copertura medica e mediatica, grande presenza di personale addetto. Ma nessuna federazione e nessun ente ha i presidenti di giuria che disciplinano le gare, avendo cura della burocrazia prima della sostanza sportiva. Se vado in Slovenia – paese che comunque non va male nel judo – vedo gare fatte al risparmio ma con un ottimo contenuto tecnico.

Tutti sappiamo che il calcio è approdato al VAR. Quello che posso notare è che lo utilizza nei grandi eventi (campionati professionisti, coppe, ecc.) non nelle gare dei ragazzini o nei Tornei provinciali o regionali. I nostri arbitri arbitrano pochissimo perché passano quasi tutto il tempo a guardare le immagini quando serve. Tutto questo rallenta, decontestualizza l’azione, costringe a guardare immagini spesso confuse prese da angolazioni che non aiutano. Inoltre l’uso del care system per le passività contraddice l’idea di base secondo cui la passività è un atteggiamento o un’azione contestualizzata, non un fermo immagine. Ci sono qualificazioni regionali in cui ufficiali di gara, care system e addetti al supporto medico fanno un numero più alto degli atleti in gara. Più gli arbitri si allontanano dall’azione per presidiare l’immagine e più aumenta la generale arroganza di una categoria che non intende più dialogare tecnicamente, ma solo mostrare immagini che suffragano decisioni, anche se sul tatami si sta vedendo altro.

Infine il calendario: che senso ha un Trofeo di Gran Prix cadetti la settimana dopo la finale e in concomitanza con un’European Cup a Zagabria sempre molto frequentata dagli atleti italiani? Il 23 giugno è prevista una gara di Trofeo Italia a Sassari che da punteggio per la ranking List: gli esordienti sono del 2005 e del 2006, ma quelli del 2005 da metà giugno sono impegnati negli esami di terza media. Per cui a Sassari andranno quelli del 2006 o i “ripetenti” che pur essendo del 2005 sono ancora in seconda media. Scelte direi incomprensibili.

L’apparato burocratico sta avvolgendo  in maniera imprevedibile l’attività judoistica a tutti i livelli. Perché?

 

M.o Stefano Stefanel

 

Udine, 10 febbraio 2019