di Stefano Stefanel

In questo momento di sospensione di tutte le attività sportive ci si può solo appellare al futuro, sperando arrivi prima possibile. Ma mentre noi sportivi dobbiamo solo attendere quello che verrà deciso (blocco fino a maggio per tutte le attività; blocco giugno compreso per il judo già stabilito dalla Federazione) è necessario che i dirigenti sportivi nazionali comprendano la necessità di battersi affinché tutti gli sport riprendano insieme e allo stesso modo. Dividere lo sport di vertice e professionistico dallo sport di base significherebbe dimenticare che il vertice poggia sulla base (che vai dai 3 ai 73 anni). Le partenze “scaglionate” favorirebbero qualcuno e penalizzerebbero altri, tra cui certamente il judo. Judo, lotta, karate sono sport di contatto, ma lo sono anche pallacanestro, calcio, pallamano, pugilato, ciclismo, corsa di fondo, sport acquatici, hockey, ecc. Discriminare le partenze per gli sport di contatto e per lo sport di base vorrebbe dire assistere impotenti ad emorragie di iscritti dagli sport che non possono partire verso quelli autorizzati a partire.Per cui è fondamentale che i nostri dirigenti interloquiscano con Coni, Governo, Ministero della salute, Ministero dello sport in modo da non permettere una partenza dello sport che penalizzi il judo. E’ un compito da dirigenti non da tecnici, atleti o club. Ed è per questo che la pressione deve essere fatta oggi in modo da permettere una riapertura tutti insieme, con tutte le cautele necessarie e le condizioni fondamentali per la sicurezza. Ma insieme. Occuparsi solo delle Olimpiadi significherebbe derubricare lo sport a spettacolo e business, cancellando gli sforzi di chi lavora e ha sempre lavorato per l’attività sportiva di base. Auspico che questa non sia solo una speranza, perché il judo non può perdere iscritti perché in alcune discipline si può praticare senza il contatto. Il judo è una lotta, calcio e pallacanestro senza contatto non sono nulla. Una sola barca. Un solo mare. Buona Pasqua.