E’ possibile che per uno sport come il judo le analisi e le valutazioni dei risultati siano meno importanti che per altri sport più vicini agli interessi del pubblico (calcio, basket, pallavolo, atletica, ecc). Anche perché molto spesso chi si occupa di uno sport che non coinvolge il grande pubblico fa parte a pieno titolo del settore e dunque può difendere o attaccare per interesse personale. Al di là di qualche ricostruzione fantasiosa il Campionato del Mondo di judo a Baku è andato proprio male. Molto male. Gli atleti italiani hanno vinto con avversari inferiori a loro e perso con avversari al loro livello o di livello superiore. Alle Olimpiadi era andata diversamente e la posizione nel ranking non aveva avuto alcun peso per Basile, Giuffrida, Marconcini.

Ai Campionati Mondiali non siamo mai andati chissà che bene e ci sono state spedizioni passate che sono finite anche più malamente di questa. Il risultato negativo di Bakù non cambia nulla nel percorso olimpico verso Tokyo: le nostre possibilità e potenzialità sono rimaste intatte e la sconfitta sarà presto dimenticata dentro un calendario piuttosto intenso. A Bakù alcuni sorteggi ci hanno molto sfavorito (Medves, Esposito), ma se noi non inseguiamo i punti della Ranking List Mondiale ogni sorteggio può essere quello negativo. Non ci sono vie di mezzo: se voglio scansare i più forti nei primi turni devo avere tanti punti e per fare tanti punti devo fare tante gare o vincere le gare con più punti. Se invece non è interessante “scegliere” gli avversari allora non serve combattere molto, ma bisogna essere in grado di vincere con tutti.

Però alcune cose si possono dire, perché la sconfitta di Bakù è venuta dopo l’ennesima ottima prova di una squadra giovanile (la juniores) in una competizione importante (i campionati europei). In primo luogo va detto che non c’è alcun riscontro realmente obiettivo tra i risultati del settore giovanile e quelli della prima squadra. In secondo luogo che gli attuali atleti di vertice non hanno ricambi tra i pari età. Dunque se si vuole tentare qualcosa lo si deve fare da subito con gli juniores se non addirittura con i cadetti. Mi riferisco a Giovanni Esposito, Christian Parlati, Alice Bellandi, Manuel Lombardo per esempio. Ma anche a Nadia Simeoli, Alessandro Magnani, Martina Esposito, ecc. Poi c’è anche quella che io ritengo la cadetta più promettente del momento (Veronica Toniolo), che nel 2020 avrà 17 anni, cioè l’età di Daria Belodid (l’ucraina Campionessa Mondiale 2018). Non ho idea riguardo ai pensieri dei genitori/tecnici della Toniolo (Raffaele Toniolo e Monica Barbieri) e non so se puntino direttamente alle Olimpiadi del 2024. Però questo è uno  dei tanti elementi sul piatto, visto che alternative seniores agli attuali titolari non ce ne sono.

Il problema credo sia di prospettiva: nello scorso quadriennio ad un certo punto si è cambiato tutto attraverso decisioni della passata dirigenza. Per cui alcune gerarchie tecniche sono saltate e c’è stato spazio per outsider (Basile, Manzi, Marconcini) altrimenti stretti da logiche già decise e che non portavano a nulla. Il rischio è lo stesso: che le gerarchie chiudano gli spazi per le sorprese o le scalate. Fare medaglia in due olimpiadi consecutive è difficile e a parte Ezio Gamba, Girolamo Giovinazzo ed Ylenia Scapin nessun altro atleta italiano ci è riuscito. Dunque bisogna scegliere: lavorare sulle gerarchie e difenderle o lasciare la possibilità di scalate anche inattese.

Proprio perché non c’è gara che possa dire qualcosa su quanto accadrà a Tokyo e i nomi che certamente saliranno sui podi olimpici si possono contare sulla punta delle dita di una mano è necessario fare delle scelte di gestione: i giovani si possono bruciare sia mettendoli in campo troppo presto, sia mettendoli in campo troppo tardi.  Il risultato negativo di Bakù questo sta dicendo: poiché nessuno dei nostri atleti e delle nostre atlete sta in quella mano (quella dei medagliati sicuri) si tratta di decidere come arrivare alle Olimpiadi: blindando il percorso dei nostri atleti di vertice o lasciando che le cose evolvano da sole puntando solo su chi ha più voglia di emergere?